Sono trascorsi tanti anni dall’apertura del negozio Arbiter a via Toledo 286 del Cavaliere Adamo Scudieri, correva l'anno 1938.
Via Toledo, strada tra le più importanti di una città viva e dinamica come Napoli. si è trasformata adattandosi alle nuove mode, gusti e tendenze, dando spazio alle grandi catene di distribuzione.
Importanti negozi che tenevano alto il prestigio commerciale di via Toledo non ci sono più: lo storico Gutteridge famoso per l’eccezionale assortimento di capi d’abbigliamento in classico stile inglese; Merola, raffinato negozio di guanti il cui mobile della cassa è passato ad Arbiter donato dalla titolare alla chiusura.; l'elegante negozio di abbigliamento femminile dell’indimenticabile Luigi Sarmientos, ed altri ancora che vien tristezza a ricordare.
Ora è Umberto Prota, nipote di Adamo, col suo negozio Arbiter il decano di via Toledo.
Il Cavalier Adamo Scudieri, valente industriale del tessile già dagli anni 30, esportava i suoi manufatti nelle più importanti capitali europee dove iniziava ad affermarsi il prodotto italiano: Londra, Berlino, Vienna, Amsterdam, Bruxelles, Parigi, la preferita, ove era fornitore della “ Galerie Lafayette”.
Grazie all’ottima qualità le esportazioni estere furono in costante crescita per diversi anni fino a raggiungere oltre i tre quarti della produzione. Questa esperienza internazionale gli aveva consentito di acquisire una conoscenza privilegiata delle dinamiche politiche, economiche e sociali dei vari paesi frequentati, elementi sui quali aveva basato la previsione che l’Europa ancora una volta rischiava di finire in guerra. In Germania aveva assistito alla devastante crisi economica all’origine di una tra le più grandi svalutazioni dei tempi moderni nonché l’ascesa al potere di Hitler e ciò lo aveva ancor più convinto del prossimo inizio d’un conflitto che avrebbe certamente causato la chiusura delle frontiere ed il blocco delle esportazioni.
Tuttavia, avendo vissuto sui campi di battaglia gli orrori della grande guerra e le sue terribili conseguenze, riteneva impensabile l’entrata dell’Italia in un nuovo conflitto. Decise così di aprire una catena di negozi nelle più importanti città italiane, la cui formula sarebbe stata “dal produttore al consumatore” proponendo a un prezzo contenuto, non disgiunto dalla qualità, solo quanto prodotto nella sua industria cioè camicie, pigiami e vestaglie ma l’ambizioso progetto naufragò con l’inizio della seconda guerra mondiale.
L’attività della ditta Arbiter specializzata in camiceria e particolari d'abbigliamento maschile continuò senza alcun cambiamento fino ai primi anni 80 quando una combinazione di eventi portò alla trasformazione del modulo commerciale in quello tuttora esistente che oltre ai classici articoli offre un grande assortimento di capi sportivi per la vita all’aria aperta, i viaggi ed il trekking.
Umberto interessato alle armi antiche era entrato in contatto con un’armeria antiquaria di Milano, la Collector Arms diventando amico del titolare Aureliano Galli. Quest’ultimo gli telefonò un giorno dicendogli di aver acquistato un intero deposito di residuati bellici e tra le altre cose vi aveva trovato delle cinture portafogli usate dagli ufficiali americani, offrendo di mandarne un piccolo quantitativo per saggiare il mercato che si dimostrò interessatissimo all’originale accessorio. Saputo che ne erano disponibili diverse migliaia la trattativa fu condotta da Pasquale, padre di Umberto, che riuscì a spuntare un ottimo prezzo. A tal proposito ricorda Umberto: “un giorno lessi un articolo sulla rivista di viaggi Avventure nel Mondo, si parlava di quest’utile accessorio, perfetto per viaggiare. Il giornalista però informava il lettore che avrebbe dovuto crearselo da solo perché in Italia non ce n’erano in commercio. Ne spedii qualcuna alla redazione. Mi risposero mandandomi un assegno, ordinandone di lì in avanti, un’infinità”.
Qualche tempo dopo venne al negozio un giovane avvocato napoletano, Antongiulio Traiola, che era un capogruppo di Viaggi nel Mondo ed aveva deciso d’aprire a Napoli un’agenzia di viaggi collegata con la rivista, chiedendo che Arbiter potesse fungere da punto di riferimento per i suoi clienti che necessitavano di equipaggiamento. Alla sua domanda circa l’assortimento disponibile Umberto rispose candidamente di non avere altro che le cinture ma che era interessato ad entrare in quella nuova fascia di mercato. Ebbe quindi il suggerimento di fornirsi, per iniziare, dell’attrezzatura di base maggiormente richiesta. Iniziò con sei zaini Invicta della serie Monviso, due tende canadesi Ferrino modello “due ruote”, quanto di più leggero allora sul mercato e due sacchi letto Wil-Fer, ma le vendite non accennavano a decollare.
Umberto intanto aveva stretto un buon rapporto d’amicizia con l’allora direttore della Ferrino, Gianpaolo Minio, che gli propose in seguito di presenziare ad una serata organizzata dal Club Alpino Italiano di Napoli e di esporre in quell’occasione una tenda Ferrino. Riferisce ancora Umberto: “dopo quella serata, tutti i membri del CAI iniziarono ad essere miei clienti, poi vennero gli scout ed a seguire i geologi, i ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano, gli archeologi ed altri ancora”.
Arbiter aveva definitivamente preso una nuova direzione ed in breve fu in grado di proporre alla clientela un completo assortimento di zaini, scarpe da escursionismo, sacchi a pelo, tende da campeggio e accessori. Tutti prodotti delle migliori marche, in linea con la tradizione e la filosofia commerciale della ditta basata sulla qualità.
Un negozio d'altri tempi sempre rivolto al futuro con una storia avvincente alle spalle.
E’ attualmente il principale punto di riferimento in Campania per l'outdoor ed annovera tra i suoi clienti importanti Enti ed Associazioni quali l’Università Federico II nei suoi dipartimenti scientifici, l’Orto Botanico di Napoli e naturalmente tutti quelli già citati.
La passione di Umberto per le attività all’aria aperta la si vede anche nelle particolari iniziative che sta promuovendo le quali hanno spesso una radice culturale meridionalista. Svela infatti “sono un cultore della storia del Regno delle due Sicilie e mi piacerebbe individuare un percorso trekking lungo la linea di confine convenuta nel 1847 da re Ferdinando con lo stato Vaticano che va dal Tirreno all’Adriatico”.
Ma pensa ad un progetto ancor più ambizioso quello della Via Francigena del Sud: “Il Cammino di Santiago –dice- si arresta a Roma. Da qui la Via Francigena del Sud arriva a Monte Sant’Angelo, nel Gargano, dove i pellegrini prendevano la benedizione prima di imbarcarsi verso il Libano. L’idea è quella di tracciare le strade percorse da quei pellegrini. Credo che il prossimo anno riusciremo a concludere i lavori e ad attirare l’attenzione di chi evita l’ormai affollato Cammino di Santiago”.
A proposito di storie….è di recentissima stampa, con prefazione di Maurizio De Giovanni, per le edizioni della Martin Eden, col titolo Arbiter a via Toledo, la storia del negozio che s’intreccia con quella della famiglia Prota per tre generazioni di cui Umberto è coautore.